Cosimo Alemà porta al cinema Zeta, un film che spera di essere di riferimento a livello generazionale. Una lunga premessa del regista, all’anteprima milanese, che ci anticipava che il film non avrebbe – purtroppo – parlato solo attraverso se stesso. Il risultato é una classica storia d’amore adolescenziale, un cammino interiore contro il mondo e ancora prima contro se stessi.
Alex (Diego Germini), in arte Zeta, è un giovane rapper di periferia che cerca la sua strada nella scena rap italiana. Una vita – stranamente? – disagiata, con un padre presente, un lavoro umile e un istinto creativo raro. Riuscirà, per coraggio e determinazione, a diventare un astro nascente del panorama underground romano. Anche a costo di calpestare l’amicizia di Marco (Jacopo Olmi Antinori) e l’amore per Gaia (Irene Vetere).
La trama sottende un continuo istinto di sopravvivenza, di ricongiungimento e distacco con il proprio destino, una vita di strada tutta a modo suo. È un linguaggio violento quello del rap, ma abbastanza credibile, se non utile a catapultare Zeta in un mondo di sfarzo e ricchezza. La vera partita, il rapper, se la gioca esponendo il suo talento di borgata nei salotti cittadini. Di Roma si percepisce la verticalità. Si lavora di esclusione architettonica: si allontana la Roma con vista Colosseo, per esplorare più la periferia. Ma è escludendoli, quei terrazzi da Grande Bellezza, che si sentono ancora di più, giudicanti, a bordo fotogramma.
Ciò che poi si cotruisce in un giorno, è destinato ad crollare. Soddisfazioni evanescenti, che triplicano il senso di disagio di tutti e tre i protagonisti, principalmente adolescenziale. Un viaggio delicato, che deve dosare le passioni con l’ingresso nel mondo degli adulti, nel rispetto di tutte le contraddizioni della cultura Hip Hop, da loro tanto venerata.
Zeta é un bel prodotto di vendita, Diego è rapper anche nella vita reale, e ha già festeggiato, come Izi, il milione di visualizzazioni su Youtube. Similitudine con le manovre commerciali americane, “prodigi” cinematografici per guadagno da gadget. Partner solido é Sony Music Italy, che ha il potere di raggruppare quasi tutta la scena rap italiana in un’unica occasione. Fedez, J-Ax, Salmo, Ensi, Briga, Baby K, Tormento. E ancora: Clementino (star indiscussa del film), Rancore, Shade, Noyz Narcos, Shablo, Metal Carter e Rocco Hunt. Alemà ha grandi nomi di supporto questa volta, e la visualizzazione della storia sembra ben riuscita. La credibilità narrativa è supportata (sicuramente) dalla sua esperienza da videoclip. Forte presenza di brani inediti – Spotify, come partner, vi regala già la playlist completa. Quello che ci è mancato: la componente underground italiana vera, la storia del rap italiano. La contaminazione americana è soffocante – impossibile resistere a certi parallelismi. E il vero valore dietro la musica rap? Zeta scende dal palco come se avesse terminato un giro sulle giostre, e lascia alle spalle l’argomento portante del film.
Usciamo dalla sala pronti a giudicare una cultura complessa, che sembra un piccolo e temporaneo giocattolo per adolescenti. Che non ci appartenga forse totalmente?
Giulia Peruzzotti
Zeta
Regia: Cosimo Alemà. Sceneggiatura: Cosimo Alemà, Riccardo Brun. Fotografia: Edoardo Carlo Bolli. Montaggio: Maria Fantastica Valmori. Interpreti: Diego Germini, Irene Vetere, Jacopo Olmo Antinori, Salvatore, Clementino, Francesco Siciliano, Aldo Vinci, Fedez, J-Ax. Origine: Italia, 2016. Durata: 100′.