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The Idol

The_IdolGaza, Palestina. Mohammed e sua sorella Nour sono due bambini con il sogno della musica. Con altri coetanei improvvisano una rock-band. Nour è un maschiaccio con grande personalità; Mohammed, il maggiore, possiede una voce fuori dal comune. Quando Nour perde la sua lotta contro la leucemia, Mohammed rimane orfano della sorella e del loro desiderio di fare musica. Ormai grande, impiegato come tassista, sarà l’Arab Idol, il più popolare talent show del mondo arabo, a risvegliare in lui il sogno sopito. Raggiunto l’Egitto non senza difficoltà, il ragazzo riuscirà a partecipare alle selezioni e a vivere un’avventura inaspettata.
Ispirato a una storia vera, The Idol descrive una perfetta parabola eroica, trasformando un ragazzo qualsiasi nel simbolo di un popolo sofferente, portatore suo malgrado delle istanze soffocate della Palestina tutta, in cerca di un riscatto (consolatorio). Hany Abu-Assad, già regista del pluripremiato Paradise Now, dopo la parentesi americana di The Courier e il ritorno in terra palestinese con l’intenso Omar (Premio della Giuria a Cannes, sezione Un certain regard), costruisce un film che è romanzo di formazione e fiaba moderna, senza dimenticare che lo sfondo, le terre devastate da un conflitto di cuiidol-palestina nessuno pare più ricordare le ragioni, è ben più di una scenografia disegnata, ma elemento narrativo. Sebbene il racconto a volte si inceppi, soprattutto quando adotta la forma del melodramma, sebbene non sfiori l’intensità di Paradise NowThe Idol riesce a dare misura delle afflizioni di chi vive a Gaza, senza eccessi ideologici e senza proclami politici, lavorando su un oggetto narrativo, il canto, trasformato ora in fantasticheria ora in incubo, poi in utopia, infine in orgoglioso vessillo.
Confezionato per arrivare a un pubblico vasto, ben oltre i confini del mondo arabo, ad una prima parte divertente e commovente, con due magnifici interpreti che valgono il prezzo del biglietto (soprattutto la piccola Hiba Atallah nella parte di Nour), dopo il salto di dodici anni che ci consegna un Mohammed cresciuto e disilluso, il regista contrappone una seconda metà sin troppo semplificata negli snodi narrativi, considerando che il lieto fine è annunciato e che l’interesse per lo spettatore è nel come il protagonista arriverà a diventare l’idolo dei palestinesi. Manca in quest’ottica una rappresentazione più convincente delle difficoltà connesse al passaggio del confine e, prima ancora, della preparazione a un viaggio che nella realtà era carico di incognite. L’aleggiare della morte non solo come ipotesi lontana.


In una terra afflitta dall’oppressione degli occupanti e deturpata dai segni del conflitto, la storia di un bambino che trasforma una speranza in successo, diventa ben più che semplice racconto. Ecco, ciò che probabilmente manca a The Idol non è la straordinaria funzione del destino nella vita di un uomo qualsiasi, ma l’epicità, quel gusto tutto cinematografico nel consegnare definitivamente al mito una storia esemplare, che non è detto debba obbligatoriamente falsificare la verità.

Alessandro Leone

The Idol

Regia: Hany Abu-Assad. Sceneggiatura: Hany Abu-Assad, Sameh Zoabi. Fotografia: Ehab Assal. Montaggio: Eyas Salman. Interpreti: Qais Atallah, Hiba Atallah, Ahmed Qassim, Nadine Labaki, Abd-Elkarim Abu-Barakeh, Dima Awawdeh. Origine: Palestina, 2015. Durata: 100′.

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