Locarno 2015

Proiettili di storia a Locarno: Retrospettiva su Sam Peckinpah

Fuori la pistola dalla fondina, i cowboys sono in città!
Ebbene sì, pare che quest’anno l’afa estiva abbia aperto le porte al vecchio genere western, quello dei primi lungometraggi anticonformisti, ribelli e rivoluzionari.
samp1Manca poco all’inizio della sessantottesima edizione del Festival del Film di Locarno e tra le sezioni dell’anno siamo più che felici d’aver letto il nome di Sam Peckinpah a fare da protagonista nella categoria “Retrospettiva”.
Peckinpah è un pezzo di storia di qualità del cinema Western, ma prima di tutto è una pietra miliare della cinematografia americana.
Fu sotto l’influsso della sua penna e delle sue inquadrature, specie le più cruente, specie quelle di Major Dundee e di Il Mucchio Selvaggio, che il cosiddetto Far West maturò e crebbe nello spirito ribelle che oggi conosciamo, immerso in quello sfondo di sabbia e sangue che allora parve eccessivo e che oggi consideriamo come irrinunciabile peculiarità del vero western.
Stando a quanto dichiarato, nella retrospettiva di quest’anno dedicata a “Bloody Sam” – soprannome affibbiato al regista statunitense per via del forte uso ch’egli fece del sangue nelle sue pellicole – Locarno offrirà la visione dell’intera opera cinematografica di quel ribelle che racchiudeva, nel suo sguardo proiettato verso il sole e in una bandana colorata sulla fronte, un ventennio di rivalsa, che dai primi anni ’60 e fino all’esordio degli ’80, scavalcò la conformità della critica e dei preconcetti, per affermarsi infine 6_the-wild-bunchcome indiscutibile tassello del mondo della settima arte.
A Peckinpah – regista del cruento, della violenza, ma anche della vera natura dell’essere umano – dobbiamo la crescita di quei registi che fecero tesoro dei suoi insegnamenti, da Scorsese a Tarantino, ed è sempre lui che dobbiamo ringraziare per quella maturazione che condusse il cinema prima ad esplorare nuove tematiche – pensiamo al nuovo concetto di violenza e all’attacco che le pellicole di Peckinpah lanciarono al vecchio Western, sterile e imbavagliato – e, in seguito, a scoprire un nuovo e diverso approccio alla regia, un approccio che nella frammentazione di sequenze e immagini ritraeva la divisione degli ideali americani, immortalati in quello stampo di frenesia e disordine che divennero il marchio di fabbrica di un’indimenticabile personalità.

Mattia Serrago

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