Avrei dato qualsiasi cosa per andare al cinema e raccogliermi eccitato nel buio davanti alla Venexiana. Era il 1986, avevo 16 anni. Il trailer irresistibilmente invitante.
Adesso le agenzie battono la notizia di un infarto, ma a dire il vero la causa del decesso di Laura Antonelli è davvero un dettaglio. L’abbiamo conosciuta come icona sexy e attrice capace anche di interpretazioni che prescindevano dal corpo statuario e seducente. Ebbene quell’icona era scomparsa da tempo, divorata dal passaggio del tempo, dalle dipendenze, dai guai fuori dal set, da uno sfortunato colpo di bisturi. Altri dettagli, cronaca di un’avventura finita male, che per altro non ha sbiadito il ricordo che ancora custodiamo e che la raccoglie in un collage prezioso di pellicole più o meno riuscite che abbracciano due decenni, gli anni ’70 e gli ’80.
Pietrangeli, che di donne ci capiva e come, l’aveva battezzata al cinema nel film Il magnifico cornuto, anno 1964. Aveva 23 anni. L’inizio di una carriera che la vedrà davanti alla macchina da presa di Bava, Bolognini, Zampa, Risi, Samperi, Corbucci, Comencini, Visconti, Scola, Chabrol, Vanzina, dagli artigiani della commedia al cinema d’autore.
Eviteremmo il necrologio, se non fosse che l’attualità ci riporta la morte della donna vera, in carne e ossa, che avevamo perso di vista, volutamente, noi spettatori, forse colpevolmente il mondo dello spettacolo. Ma come sempre in questi casi, un antidoto alla morte esiste: lo sguardo e l’eleganza di Laura Antonelli, Divina Creatura in un film al giorno per almeno sette giorni, preferibilmente dopo le 22, quando le pressioni del giorno si attenuano e la fascia protetta rende la visione teneramente piccante. 1. Le sedicenni di Luigi Petrini, 2. Il merlo maschio di Pasquale Festa Campanile, 3. Malizia di Salvatore Samperi, 4. Sessomatto di Dino Risi, 5. L’innocente di Luchino Visconti, 6. Gran bollito di Mauro Bolognini, 7. LaVenexiana, ancora di Bolognini, e 8. (settimana lunga) Viuuulentemente mia di Carlo Vanzina.
Alessandro Leone