RecensioniSlider

Maraviglioso Boccaccio

MARAVIGLIOSO_BOCCACCIO_La_Peste_foto_UmbertoMontiroli_0625Firenze, 1348. La peste infuria nella capitale toscana ed il terrore si è ormai impadronito di tutti i suoi abitanti. Le strade vuote parlano di un’angoscia divenuta unità di misura dell’esistenza. Un gruppo composto da sette donne e tre uomini decide di fuggire lontano, in un luogo dove la malattia non possa raggiungerli. Dieci giovani che riescono a trovare nella campagna non solo un rifugio per i loro organismi, ma anche un modo per celebrare la rinnovata vitalità dello spirito. Attraverso alcuni racconti i ragazzi affidano le loro menti al ricordo della bellezza, dell’allegria gioiosa e dell’amore. Un fantasioso carosello di personaggi e le loro mirabolanti vicissitudini si riveleranno un efficace balsamo contro la peggior piaga che l’umanità abbia mai conosciuto.

decameron_franco_citti_pier_paolo_pasolini_018_jpg_idpwDiciamolo subito, l’obiettivo che i Taviani si sono prefissati non era facile da raggiungere per tutta una serie di motivi. Anzitutto la scelta del Decamerone di Giovanni Boccaccio comporta affrontare una delle opere più straordinariamente estese, ma allo stesso tempo chiuse, della letteratura italiana. Oltretutto creata da una delle più feroci ed argute penne di tutti i tempi, una di quelle che sanno ‘inventare’ un libro che si fa galeotto, licenzioso ed immorale per compiacere gli animi più semplici: la borghesia e le donne che amano. La prosa vuole divenire il potente strumento con il quale l’uomo in tutta la sua complessità può essere trovato. Niente più elevazione d’animo o misticismo, solo puro umanesimo. La parola e le potenzialità del suo utilizzo sono il mezzo ed il fine del lavoro di Boccaccio ed è perciò naturale che sostituirla col cinema sia quantomeno rischioso. Ecco perché i registi che hanno azzardato un adattamento lo hanno sempre fatto sovrapponendo al testo originale una loro inedita visione dello stesso. Si scelgono alcune delle novelle, un tema che faccia da leitmotiv ed il gioco è fatto. Lo sapeva Gennaro Righelli, che nel 1912 realizzò il primo film con tre episodi tratti dal Decameron, ma lo sapeva anche Pier Paolo Pasolini nel 1971. Per lui la fedeltà storica ed ambientale passa in secondo piano rispetto all’intento e per questo i giochi d’ingegno e lussuria sono compiuti e dedicati ai poveri di Napoli.

maraviglioso-boccaccio-rossi-stuart-675x905Ciò che invece affascina i Taviani è la possibilità di sconfiggere la disperazione e la morte attraverso l’arte del ‘novellare’, proseguendo così il discorso iniziato col precedente Cesare deve morire (2012). La prima parte, nella quale viene mostrato l’effetto della peste su Firenze, è toccante ed efficace soprattutto perché inedita nel contenuto e rigorosa nello stile. I registi poi però seguono i dieci giovanissimi narratori (affidati a volti ancora ignoti del cinema), la loro nuova vita all’insegna della natura e dell’edonismo. In questo contesto capita che le cinque novelle scelte debbano sgomitare all’interno della narrazione per conquistare il loro posto. Attenzione, perché non si tratta di una mancanza nella struttura interna degli episodi, ma di un problema legato alla loro collocazione all’interno del film. È come se vedessimo una serie di quadri posti in un giardino zoologico invece che in una pinacoteca: nessuno dice che l’esperimento non funzionerebbe a priori, ma di certo dovrebbe essere ben preparato a livello concettuale se si vuole evitare che l’arte ne risenta. Il che in Maraviglioso Boccaccio è un vero peccato, considerando che almeno quattro dei cinque racconti sono davvero riusciti. Se infatti convincono poco le interpretazioni di Riccardo Scamarcio e Vittoria Puccini (Gentile e Catalina) nel primo episodio, il resto del cast brilla per freschezza ed intensità. In particolare spiccano Kim Rossi Stuart, che usa un’impostazione molto teatrale per costruire la monella e latente perfidia di Calandrino, e Lello Arena nei panni di Tancredi, il crudele padre della triste Ghismunda (Kasia Smutniak).

39779_pplIl reinserimento della cornice bucolica del Decamerone porta i due registi su un sentiero che, non essendo mai stato battuto, presenta più insidie del previsto. Sembrano però riuscire a recuperare le fila del discorso quando associano la fuga dalla civiltà dei narratori a quella di Federigo (Josafat Vagni) e Monna Giovanna (Jasmine Trinca), personaggi capaci d’innamorarsi nonostante la povertà di lui ed il luttuoso dolore di lei. La fotografia di Simone Zampagni e le scenografie di Emita Frigato ci raccontano l’Italia così come ce l’ha lasciata Boccaccio, un autore favoloso quanto il Leopardi di Mario Martone e che gli insegnanti di Lettere continueranno a tramandare a degli alunni assonnati e smaniosi di lasciare le aule di liceo per sperimentare la vita e l’amore sulla propria pelle.

 Giulia Colella

Maraviglioso Boccaccio
Regia e sceneggiatura: Paolo e Vittorio Taviani. Fotografia: Simone Zampagni. Montaggio: Roberto Perpignani. Interpreti: Lello Arena, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Flavio Parenti, Vittoria Puccini, Michele Riondino, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca. Origine: Italia, 2015. Durata: 120’.

Topics
Vedi altro

Articoli correlati

Back to top button
Close