C’era molta curiosità per la presentazione del 42° Torino Film Festival (in programma dal 22 al 30 novembre), il primo diretto dal regista Giulio Base. Nel programma si nota soprattutto la pioggia di Stelle della Mole, ben 11, ovvero i grandi nomi che riceveranno il riconoscimento onorario. Un premio del Museo del cinema che si sta un po’ inflazionando, se solo nelle settimane scorse è stato consegnato a Martin Scorsese e a Ruben Östlund e ora arriva un’infornata da record. Cinque premiati saranno presenti nella serata inaugurale di giovedì 22 al Teatro Regio: Matthew Broderick, Giancarlo Giannini, Rosario Dawson, Vince Vaugh e Ron Howard. Quest’ultimo è anche il regista del film d’apertura, il thriller Eden con Jude Law, Ana De Armas, Vanessa Kirby e Daniel Brühl, che uscirà presto in Italia. Gli altri premiati sono Emmanuelle Béart, Ornella Muti, Michele Placido, Julia Ormond, Alec Baldwin e la già annunciata Sharon Stone. Con l’eccezione della francese Béart, sono tutti artisti angloamericani o italiani.
La lunga lista conferma la svolta verso il tappeto rosso che era nell’aria, una cosa che al TFF, il più cinefilo tra le grandi manifestazioni italiane, non esisteva. Del resto questo, i nomi celebri portati in passerella per le foto o al massimo per una masterclass con i film che diventano un accessorio, è lo spirito dei tempi in tutte le rassegne, grandi o minori, anche straniere.
In chiusura è prevista l’anteprima del biografico Waltzing with Brando di Bill Fishman con Billy Zane nella parte Marlon Brando. All’attore leggenda in occasione del centenario sarà dedicata la Retrospettiva, nella realtà un omaggio in 24 lungometraggi. Sono lontani anche i tempi delle storiche retrospettive torinesi che facevano scoprire autori e cinematografie poco noti e pure quelle più ridotte degli ultimi anni con le personali di autori emergenti come lo spagnolo Carlos Vermut.
In totale saranno proiettati 120 film, in tre concorsi e due sezioni collaterali, Fuori concorso e Zibaldone, tra i quali non è chiara la differenza e sembrano contenitori indistinti. Il numero di film risulta quasi dimezzato rispetto alle edizioni passate, un taglio significativo che da una parte vuole concentrare l’attenzione sui film proposti senza dispersioni e dall’altra dirotta risorse su altri aspetti, ovvero gli ospiti. Sarà interessante scoprire la reazione del pubblico del TFF, che ha tradizionalmente spettatori bulimici e insaziabili, pronti a maratone giornaliere per scoprire autori, recuperare grandi del passato o vedere i film più attesi della stagione reduci dai maggiori festival. Questi ultimi mancano quasi del tutto (molti sono stati presentati alla recente Festa di Roma) e si sente l’assenza dei lavori dei nomi più influenti e di tendenza del cinema contemporaneo. L’unico presente tra questi è il romeno Eight Postcards From Utopia di Radu Jude e Christian Ferencz-Flatz, documentario con materiali d’archivio già passato al Festival di Locarno e incluso nello Zibaldone: un bel film, molto interessante e intelligente, ma non una bomba come il precedente di Jude Do Not Expect Too Much From the End of the World, in uscita proprio in questi giorni nelle sale italiane dopo il premio speciale della giuria a Locarno 2023.
Tra i titoli Fuori concorso si segnalano il documentario Un Natale a casa Croce di Pupi Avati sulla figura del filosofo Giovanni Croce, Paradis Paris di Marjane Satrapi, Riff Raff di Dito Montiel, Les barbares di Julie Delpy, il neozelandese The Rule Of Jenny Pen di James Ashcroft con John Lithgow e Geoffrey Rush e il thriller italiano Il corpo di Vincenzo Alfieri (noto per I peggiori e Gli uomini d’oro) con Claudia Gerini e Giuseppe Battiston.
Il film che sollecita più curiosità e simpatia è Amiche Mai di Maurizio Nichetti con Angela Finocchiaro e Serra Ylmaz, relegato al confuso Zibaldone. Si tratta del ritorno dietro la macchina da presa del regista di Ratataplan dopo oltre vent’anni, con un road-movie che segue due donne dall’Italia alla Turchia. Nella stessa sezione l’attualissimo palestinese From Ground Zero di Rashisd Masharawi, Lumière! L’aventure continue di Thierry Fremaux con cento film Lumière restaurati e il bel somalo The Village Next To Paradise di Mo Harawe già visto a Cannes.
Confermate le tre competizioni – lungometraggi, documentari e cortometraggi – giudicate da giurie presiedute da Margaret Mazzantini, Roberta Torre e Michela Cescon.
Il Concorso lungometraggi comprende 16 opere prime e seconde e si annuncia in gran parte da scoprire, dove ci si augura di scovare nuovi talenti. Per l’Italia ci sono due titoli: n-Ego di e con Eleonora Danco, rivelata proprio da Torino nel 2016 con N-Capace, ed Europa centrale di Gianluca Minucci, metaforico viaggio in treno di una coppia comunista nell’aprile 1940. L’Ucraina, vincitrice un anno fa con La palisada, presenta Dissident di Stanislav Gurenko e Andrii Al’ferov, mentre il polacco Under The Grey Sky di Mara Tamkovich racconta le proteste in Bielorussia dopo le elezioni truccate da Lukashenko nel 2020.
Tra i documentari figura Il mestiere di vivere di Giovanna Gagliardo, sull’ultimo giorno di vita di Cesare Pavese proprio a Torino, e In ultimo di Mario Balsamo, altra vecchia conoscenza del Tff con Noi non siamo come James Bond premiato nel 2012.
Nicola Falcinella