Colpo di fulmine del concorso Orizzonti è Anons (L’annuncio) di Mahmut Fazil Coşkun, film turco che racconta la notte del 22 maggio 1963. Insoddisfatti della situazione politica e sociale esistente in Turchia, un gruppo di ufficiali dell’esercito progetta un colpo di stato per rovesciare il governo, vediamo i quattro protagonisti che hanno la cruciale missione di occupare la stazione radio nazionale di Istanbul e di annunciare formalmente il golpe. Si trovano però di fronte a una serie di ostacoli, tra cui un improvviso temporale, l’assenza del tecnico della stazione radio, un tradimento, la mancanza di notizie da Ankara e la loro stessa inefficienza. Il film è basato su fatti reali raccontati nel corso di una sola notte, Anons è un divertentissimo ma drammatico resoconto del complicato passato politico della Turchia, ma ovviamente anche del suo presente, due anni fa c’è stato un tentato golpe non andato a buon fine. Tutta l’assurdità della vicenda è messa in scena in maniera sublime sia dal punto di vista formale che dal punto di vista della scrittura. Sembra di vedere un film di Porumbuiu dove il tragico e il comico si mescolano senza soluzione di continuità. L’approccio scelto dal regista turco è funzionale per raccontare ambiguità e contraddizioni, difficili da far capire a una prima occhiata.
Sorprendente è stato Tel Aviv On Fire di Sameh Zoabi: Salam, un affascinante trentenne palestinese che vive a Gerusalemme, lavora come stagista sul set della famosa soap opera palestinese Tel Aviv on Fire, prodotta a Ramallah. Ogni giorno, per arrivare negli studi televisivi, Salam deve passare attraverso un rigido posto di blocco israeliano. Qui incontra il comandante incaricato del posto di blocco, Assi, la cui moglie è una fedelissima fan della soap opera. Per impressionarla, Assi si fa coinvolgere nella stesura della storia. Ben presto Salam si rende conto che le idee di Assi potrebbero fruttargli una promozione come sceneggiatore. La sua carriera creativa decolla fino a quando Assi e i finanziatori del programma si trovano in disaccordo sul finale della soap opera. Il film fa molto ridere in maniera intelligente ed è interessante perché è una produzione di matrice israeliana. Una commedia sullo sfondo del conflitto palestinese-israeliano dimostra come il cinema possa avere una responsabilità etica e politica al di là dei generi. Tel Aviv on Fire è comico ma non cerca di sminuire il dramma di una situazione come quella in corso, cerca attraverso l’iperbole di farla emergere ancora più chiaramente.
Interessante anche Deslembro di Flavia Castro, il film è ambientato nel 1979, quando viene proclamata l’amnistia in Brasile: l’adolescente Joana che vive con la famiglia a Parigi da un giorno all’altro e contro la sua volontà, deve tornare nel paese d’origine, che ricorda a malapena. Nei primi anni Ottanta è nata a Rio de Janeiro ed è scappata dal Brasile dopo che il padre è uno dei tanti desaparecidos. Nel ritorno a casa inizia a ripensare al passato, incontra la nonna e vari amici e a poco a poco la ragazza riesce a ritrovare brandelli di memoria di un’infanzia frammentata. È un film affascinante dove non tutto è reale, non tutto è immaginario. Sicuramente la regista ha attinto da una storia personale, il film è perciò un racconto di formazione dove il passato ha un peso più importante del presente, si intrecciano storie sulla democrazia in Brasile, in Cile e in tutta l’America Latina, si mischiano con il privato e si parla di coscienze che si formano. Ne esce un racconto frammentario e sghembo, pieno di musica anni ’70, visivamente molto bello e in grado di trasmettere emozioni.
Per chiudere rimaniamo in Sud America con un film impressionante e realmente commovente: La noche de 12 años di Álvaro Brechner. 1973, l’Uruguay è governato da una dittatura militare. Una sera d’autunno, tre prigionieri tupamaros vengono sequestrati dalle loro celle nell’ambito di un’operazione militare segreta. L’ordine è preciso: “Dato che non li possiamo uccidere, facciamoli diventare pazzi”. I tre uomini resteranno in isolamento per dodici anni, tra loro c’è Pepe Mujica che diventerà presidente dell’Uruguay. I tre sopportano un processo fisico e mentale che li porta verso la pazzia e alla distruzione di qualsiasi resistenza nella loro natura più profonda. Un film durissimo, che racconta di questi tre uomini che per dodici anni sono stati senza comunicare, isolati nel tempo, senza stimoli o un luogo tangibile al quale aggrapparsi. Brechner è bravo a raccontarci la loro sofferenza ma allo stesso tempo raccontarci le loro storie prima dell’arresto, riesce a farci vivere le loro vite nel profondo, e soprattutto ci fa capire che la loro immaginazione non potrà mai essere portata via. La noche de 12 años è una discesa negli abissi ma anche un film di speranza con gli ultimi venti minuti di rara emozione, la sala ribolliva, sentivo i groppi in gola e le lacrime sgorgare. L’applauso liberatorio dei titoli di coda ha fatto quasi terminare le lacrime che per alcuni sono continuate. Straordinari gli attori Antonio de la Torre, Chino Darín, Alfonso Tort. Per fortuna il film uscirà in sala in Italia distribuito da Movies Inspired e sarà assolutamente da non perdere.
da Venezia, Claudio Casazza